martedì 16 ottobre 2012

FRANCO BATTIATO Passacaglia


di Michele Nigro

Pochi giorni fa è uscito il singolo “Passacaglia” tratto dal nuovo album di inediti di Franco Battiato intitolato “Apriti Sesamo”.


Ancora una volta il cantautore siciliano fa da ponte tra antico e moderno, tra musica colta e musica popolare, traducendo in suoni contemporanei (suscitando già le perplessità di alcuni puristi e dei soliti nostalgici del periodo pre-sgalambrico) una forma musicale appartenente alla tradizione e che nel corso dei secoli è diventata un vero e proprio genere musicale: la passacaglia appunto. Battiato si è ispirato, rielaborandola sia dal punto di vista musicale che testuale, alla Passacaglia della vita di Stefano Landi (1587 – 1639), già rivisitata tempo fa, ma senza subire grandi trasformazioni, da un altro grande cantautore italiano: Angelo Branduardi.



Il concetto musicale di variazione, caratteristica fondamentale della passacaglia, è applicabile anche alla nostra vita. Il “passare la calle”, ovvero la strada, è un simbolo che non appartiene solo a coloro che vivono e lavorano in strada, i musicisti girovaghi e i viandanti, ma anche a tutti gli altri esseri viventi che si apprestano, come natura vuole, a lasciare questa vita terrena o più semplicemente a cambiare modo di vivere, evolvendo nel corso dell’esistenza. L’attraversamento quale simbolo di trasformazione di una vita, di una carriera artistica, di un passaggio esistenziale interiore… Anche la morte è un passaggio e non la fine di tutto, ma accettarla non è semplice. Tutto finisce: i governi, gli imperi, le ricchezze, l’interesse nei confronti di un lavoro o la passione per una persona amata, la vita. E la fine può giungere in qualsiasi momento, anche mentre stiamo facendo ciò che desideriamo (come si legge nel testo di Landi: Si more cantando, si more sonando [...] Si more danzando, bevendo, mangiando…).
Quella che segue è un’analisi del tutto personale del testo del brano “Passacaglia” di Franco Battiato e non rappresenta assolutamente un’esegesi definitiva che può compiere solo l’autore. O meglio, gli autori, dal momento che, come accade ormai da anni, la rielaborazione del testo è avvenuta in collaborazione con il filosofo siciliano Manlio Sgalambro. Da notare le parti del testo che ripropongono esattamente, soprattutto nell’incipit, alcuni passaggi della “Passacaglia della vita” di Landi e altre parti in cui Battiato in modo palese personalizza il testo, attingendo elementi dalla propria vita, nonostante il lavoro coautorato con Sgalambro.
Ah come ti inganni
se pensi che gli anni
non han da finire
è breve il gioire
i sani gli infermi
i bravi gli inermi
è un sogno la vita
che passi gradita.
Non importa come tu abbia trascorso la tua esistenza, se sia stato sano o malato, lavoratore o scansafatiche. Un’unica verità accomuna tutti gli esseri viventi e in particolar modo gli esseri umani dotati, a differenza degli altri esseri senzienti, di una coscienza: la vita non dura per sempre – siamo “Di passaggio”, cantava lo stesso Battiato anni fa – l’eventuale gioia che ne trai è breve ed è destinata a finire. Così breve e sfumata da sembrare un sogno; quindi cerca di viverla in maniera gradevole e se possibile utile dal punto di vista della crescita personale.
Vorrei tornare indietro
per rivedere il passato
per comprendere meglio
quello che abbiamo perduto
viviamo in un mondo orribile
siamo in cerca di un’esistenza.
Anche se ci sforziamo di vivere correttamente, veniamo spesso e volentieri colti dalla tentazione di voler tornare indietro, per rifare il percorso, per rivivere meglio periodi della nostra vita durante i quali l’istinto negativo ha prevalso sulla comprensione. Oppure, anche se non abbiamo compiuto gravi errori, semplicemente per rivedere meglio alcune scene che ci sono sfuggite e aiuterebbero a comprendere la nostra vita attuale. Siamo prigionieri del presente e spesso non siamo consapevoli di ciò che abbiamo perduto: gli autori, credo, in questo passaggio non si riferiscono solo a una perdita personale, legata all’arco esistenziale del singolo individuo, ma a un impoverimento dell’umanità che travalica la persona e coinvolge l’essere umano in generale. La regola del “guardarsi indietro” vale anche per l’uomo di altre epoche, ma sembra che l’assurda vita frenetica dell’uomo del terzo millennio abbia aggravato questa perdita di dati esistenziali. Infatti Battiato non esita a dichiarare che viviamo in un mondo orribile: e non si riferisce solo alle cattive notizie dei telegiornali ma allo stile di vita che abbiamo adottato, illudendoci di vivere. Vivere respirando e pagando le tasse non è vivere: la vera esistenza, quella che in pochi ormai cercano con impegno, è tutta un’altra cosa. Forse già la scelta di ricercare un’esistenza superiore sarebbe un segno positivo, rappresenterebbe un tentativo di allontanamento volontario dall’abbrutimento, anche se i risultati, per debolezza o disattenzione, non sempre sono garantiti.

martedì 9 ottobre 2012

EZIO SCARAMUZZINO - Racconta Scandale


Un libro autobiografico quello di Ezio Scaramuzzino , i racconti di una vita come ama definirli l'autore :“Scandale è per me “il paese dell’anima”,il punto di partenza e di arrivo dei miei ricordi,lo specchio e lo sfondo della mia vita”.
L’autore racconta e attraverso il racconto si percepisce  come un uomo di paese non smette mai di essere tale  vive e si ambienta altrove ma il paese se lo porta dentro  insieme  ai ricordi e alle immagini più belle :  emozioni, amori e dolori  .
Trentadue racconti ambientati a Scandale che danno l'opportunità a chi come me è del luogo di capire da dove veniamo, quali scenari e quali situazioni si vivevano in questo paesino fatto di persone semplici.
Un paese con una economia agricola fatta di povertà e di grandi sacrifici ,  ma dove gli abitanti hanno valori ben radicati e  un grande senso della famiglia oltre che un grande senso di appartenenza alla comunità ed al proprio rione, alla "ruva"   .
L’autore è un osservatore attento che scruta l'animo dei personaggi ( realmente esistiti),  veri  protagonisti dei racconti, regalandoci un'analisi accurata di ogni singolo personaggio, così si ha l'opportunità di entrare in contatto con persone che abbiamo in qualche modo conosciuto o delle quali  abbiamo  sentito parlare : Il medico Mauro, Ciccilluzzu, Giuvanni u sartu, il regista Castellani ,Romano Cizza ,Gatanu i Franchinu,.....
Violetta spensierata di Ezio Scaramuzzino è anche un libro sulle tradizioni paesane, che ci fà riscoprire le nostre radici e valorizzare la nostra cultura tradizionale,un libro anche sulle tradizioni della convivialità Scandalese e del Marchesato : "I luminari" . " i giochi della fanciullezza " "La vita nei bar "     "la strada"    "le piazze ".
Un libro  ben scritto che si legge tutto d'un fiato  ogni racconto si conclude con un velo d'ironia e umorismo,quasi un invito da parte dell'autore ad un sorriso, a sorridere della vita nonostante le avversità .   
Il libro del Prof. Ezio Scaramuzzino è stato pubblicato a settembre 2012 si può richiedere, dopo essersi registrati e pagando con carta di credito o carta prepagata, collegandosi al sito ilmiolibro.it -

sabato 6 ottobre 2012

Della Misantropia (Franco Battiato)


di  | 8 giugno 2012
da Il Fatto Quotidiano

La dissoluzione delle società nei loro governi è qualcosa che sta avvenendo sotto i nostri occhi…
…. Questo governo, di cui trionfa il concetto, ogni giorno fa avvertire la sua esistenza, ogni giorno parla di sé e si rende visibile in tutti i modi. Elogia quotidianamente le sue attività e le funzioni in cui si estrinseca il suo essere in maniera indecorosa. Come se si potesse ammirare un individuo che si vantasse ogni giorno delle sue funzioni corporee….
Insomma fa i suoi bisogni in pubblico: orribile….
…. Un punto indiscusso è infatti che tu debba essere governato. Bisogna quindi riportare questo industrioso concetto a ognuno di noi che ne formiamo l’oggetto, e chiedere se ci riteniamo veramente tanto inferiori e incapaci. Chi di noi direbbe: “Io voglio essere governato”? Insomma, se gruppi di miserabili gridano “Vogliamo un governo”, in realtà, presi individualmente, nessuno di loro vorrebbe essere governato. Vorremmo solo amministratori del nostro comune patrimonio, che i politici chiamano società per meglio impadronirsene….
…. Per gli officianti della politica noi siamo anime morte. Possiamo parlare solo attraverso di loro. (Ma la politica e i suoi sacerdoti aspirano a farci anche pensare attraverso di loro). Essi sono come imbuti attraverso cui passano i nostri lamenti già trasformati in liete marcette. Essi vorrebbero ‘rappresentare‘ la mia esistenza, io dubito della loro….
…. E trovo che chi amplia se stesso, chi arriva ad afferrare nell’unità di se stesso tutto quello che vi è, e a trasformare ciò che egli è in ciò che egli ha, non può piu’ tenere in qualche conto i propri simili. Io sono tutti i miei attributi. Che io sia non basta, devo avermi…
…. “Io mi possiedo” diventa il suo punto do forza e ciò attraverso cui può riappropriarsi anche del potere di autorappresentarsi.

PERCHE' CHAVEZ ?

DI JEAN-LUC MÉLENCHON E IGNACIO RAMONET
ilmanifesto.it


Domani il Venezuela torna alle urne per concedere o meno un nuovo mandato al presidente più calunniato del mondo. Ma il leader della rivoluzione bolivariana andrebbe giudicato per le azioni: aveva promesso che avrebbe lavorato a favore dei più poveri e così ha fatto

Hugo Chávez è senza dubbio il capo di Stato più calunniato del mondo. Mentre ci avviciniamo alle elezioni presidenziali del 7 ottobre, queste diffamazioni stanno diventando sempre più infami. Sia a Caracas che in Francia e in altri paesi. Testimoniano della disperazione degli avversari della rivoluzione bolivariana di fronte alla prospettiva (che i sondaggi sembrano confermare) di una nuova vittoria elettorale di Chávez. 

Un leader politico deve essere giudicato per le sue azioni, non per le voci messe in giro contro di lui. I candidati fanno promesse per essere eletti: pochi sono quelli che, una volta eletti, le mettono in pratica. Fin dall'inizio, la promessa elettorale di Chávez è stata molto chiara: lavorare a favore dei poveri, ossia - da quelle parti - la maggioranza dei venezuelani. E ha mantenuto la parola. 

La riconquista della sovranità

Perciò questo è il momento di ricordare che cosa è veramente in gioco in queste elezioni, ora che il popolo venezuelano si prepara a votare. Il Venezuela è un paese molto ricco, grazie ai favolosi tesori del suo sottosuolo, in particolare gli idrocarburi. Ma quasi tutte queste ricchezze erano monopolizzate dalle élite politiche e dalle imprese transnazionali. Fino al 1999, il popolo otteneva solo le briciole. I governi che si alternavano, cristiano-democratici o socialdemocratici, corrotti e sottomessi ai mercati, privatizzavano indiscriminatamente. Più della metà dei venezuelani viveva al di sotto della soglia di povertà (70,8% nel 1996). 

Chávez ha fatto sì che la volontà politica prevalesse. Ha addomesticato i mercati, ha fermato l'offensiva neoliberista e poi, attraverso il coinvolgimento popolare, ha fatto sì che lo Stato si riappropriasse dei settori strategici dell'economia. Ha riconquistato la sovranità nazionale. E, con essa, ha proceduto alla redistribuzione della ricchezza a favore dei servizi pubblici e dei dimenticati. 

Politiche sociali, investimenti pubblici, nazionalizzazioni, riforma agraria, quasi piena occupazione, salario minimo, imperativi ecologici, accesso alla casa, diritto alla salute, all'istruzione, alla pensione... Chávez ha anche lavorato alla costruzione di uno Stato moderno. Ha lanciato un'ambiziosa politica di riassetto del territorio: strade, ferrovie, porti, dighe, gasdotti, oleodotti.